Monte Marcolano, Rocca Genovese, Monte di Valle Caprara

Sui crinali al confine del parco tra Pescasseroli e la Vallelonga


Questa volta abbiamo deciso per una lunga escursione che ci porterà a conoscere meglio una porzione di territorio ai confini settentrionali del Parco prendendo avvio nei pressi del rifugio del Diavolo lungo la statale “Marsicana”. E’ una zona questa dove staziona una comunità di orsi molto attivi (quelli che, per intenderci, quasi quotidianamente vanno nottetempo a far visita ai borghi nella Vallelonga): così ci spiega un signore esperto di questi luoghi che si prepara anche lui per un’escursione armato del suo potente strumento di avvistamento .. ci dice che c’è forse una remota possibilità di imbattersi in due orsetti nati quest’anno che solitamente si attardano al mattino a curiosare attorno alle radure della Fossa Perrone. Anche se l’ora è piuttosto tarda per un ipotetico avvistamento ci suggerisce comunque di uscire “piano” dal bosco in corrispondenza delle radure che si incontrano lungo il sentiero, non si sa mai!! E così ci avviamo verso la nostra camminata animati anche da questa flebile speranza di poter fare un incontro che sarebbe davvero speciale. Il lungo giro inizia con un tratto di strada in piano che si percorre per circa un chilometro avendo di fronte la sagoma importante del Monte di Valle Caprara che sarà l’ultima cima da salire nel programma della giornata; terminato il tratto di avvicinamento al bosco si giunge ad uno slargo dove è una capannina in legno con la carta dei sentieri locali e senza indugio si imbocca la sterrata che si dirige alla Cicerana (varie indicazioni). Si prosegue ancora per un pò, sempre su sterrata, in leggera salita e si supera il bivio dove inizia a sinistra il sentiero per la Valle Lampazzo (segnavia impresso su di un muretto in pietra): in questo punto torneremo a conclusione dell’escursione. Si prosegue lungo la sterrata ancora per qualche centinaio di metri sino a raggiungere un secondo, evidente bivio (cartello turistico con indicazioni per il Rifugio della Cicerana): qui si prende il ramo di sinistra dove ha inizio del sentiero “R4” che ci condurrà sin sulla cima del Marcolano. Il sentiero è davvero bello e per niente faticoso dal momento che si percorrono diversi chilometri per superare un dislivello di qualche centinaio di metri: lungo il primo tratto si procede immersi in un bosco di alto fusto dopo di che è un alternarsi di verdi radure e brevi macchie di faggi tra i quali ogni tanto fa capolino sulla nostra sinistra la sagoma della serra che culmina con la Rocca Genovese. Unico incontro in questa prima parte dell’escursione è stato con un ragazzo, anche lui pratico del posto, che rientra dopo essere salito di primo mattino nel tentativo di avvistare gli orsi .. ma purtroppo niente plantigradi per oggi!! Scambiamo qualche parola e poi ci rimettiamo in marcia fino ad uscire definitivamente dal bosco in corrispondenza di Camposecco, un ampio pianoro chiuso a sud dalla dorsale del Monte Marcolano, dorsale che si affronta con un lungo traverso sino a giungere sulla sella che separa il Marcolano dalla Rocca Genovese. Una volta giunti sulla sella il panorama che si presenta è formidabile: un affaccio che comprende l’intera Vallelonga e la corona delle tante cime che la circondano con il lungo susseguirsi dei circoli glaciali che vanno dal Serrone fino al monte dei Tre Confini. Pensando di salire sul Marcolano ci siamo diretti senza indugio verso la dorsale che si stacca sulla destra della sella ed in breve abbiamo raggiunto l’ometto sommitale che però recava l’indicazione “Cima Macchia Petrosa” lasciandoci lì per lì interdetti: una rapida occhiata alla carta e qualche ricordo di recensioni lette sul web, dopo di che l’arcano è subito risolto .. il Marcolano in realtà lo abbiamo proprio di fronte, una cresta assottigliata dove campeggia un vistoso ometto di pietre!! Poco male (comunque siamo saliti su una cima secondaria peraltro di rispettabile quota), in breve siamo tornati indietro all’ampia sella e preso un altro ramo di cresta, questa volta abbastanza stretta ed a tratti rocciosa, fin sulla cima del monte Marcolano da cui il panorama si amplia ulteriormente e si ha una buona vista d’insieme del percorso che ancora ci attende, in particolare verso il monte Rocca Genovese prossima cima obiettivo al culmine di una bella serra dalla forma elegante. Si deve a questo punto tornare sui propri passi e transitare attraverso la sella percorsa in salita da dove si inizia a salire rimanendo sul filo della dorsale lungo un percorso molto panoramico fino a raggiungere in breve la cima contrassegnata da un paio di grosso ometti di pietre: ci troviamo su una quota abbastanza elevata e nel punto centrale di questa porzione del Parco tanto che la vista dalla cima di Rocca Genovese spazia lontano in ogni direzione. Per raggiungere la base del Monte di Valle Caprara ci sono a quel punto due opzioni: tornare indietro alla sella sotto al Marcolano ed imboccare il sentiero che aggira per intero la serra di Rocca Genovese sul versante meridionale e si ricollega al sentiero che va verso la Sella di Lampazzo, oppure scendere direttamente sul fianco della montagna verso una evidente radura sottostante e di lì portarsi alla base della cima di Valle Caprara; abbiamo scelto questa seconda opzione che si dimostra molto sbrigativa, anche se da percorrere con la dovuta cautela vista la forte pendenza ed il fondo a tratti instabile. Una volta guadagnato il sentiero a valle si raggiunge in breve la Sella di Lampazzo (capannina del Parco con sentieristica locale ed informazioni), un valico compreso tra l’omonima cima ad ovest ed il Monte di Valle Caprara sul lato opposto: per salire su quest’ultima cima non vi sono tracce prestabilite e quindi si affrontano a piacimento i poco più che duecento metri di salita che separano dalla quota più elevata dell’escursione. Una volta raggiunta la dorsale sommitale (un primo ometto a quota 1.900 circa) la pendenza si fa più dolce e non resta che fare una bella e panoramica “passeggiata” in quota, con vista sulla conca di Pescasseroli, fino a raggiugere l’ampia piazzola in corrispondenza della massima elevazione: un grosso mucchio di pietre segna 1.998 metri .. un duemila mancato di un soffio, ma non di meno una bella cima al culmine di una notevole escursione!! Da lassù si intuisce abbastanza bene lo sviluppo della via del ritorno che si svolgerà all’interno della lunghissima Valle Lampazzo: una vallata dapprima molto ampia e poi via via più angusta fino ad assumere per alcuni tratti le forme di una forra tanto che il sentiero si confonde con il letto sassoso di un corso d’acqua stagionale. Si prosegue lungamente il fondo della valle sino a raggiungere una radura dove si trova un bivio ed una palina con cartello che indica sulla sinistra la direzione per Fossa Perrone: per ritornare al punto di partenza dobbiamo invece prendere il ramo di destra e seguire ancora per un bel pò il sentiero che continua a scendere con leggerissima pendenza fino al termine della vallata dopo di che, con un breve tratto di starata, ci si ricongiunge alla strada percorsa al mattino ed in breve si è di ritorno al punto di partenza.